Meneghello, alias Varnai, Lo sterminio degli ebrei d’Europa, Comunita’ (1953-1954)
Mi sono costati parecchia fatica
(per non parlare della nausea e del panico in cui ogni tanto ti getta la sanguinosa materia)
lettera di Meneghello a Magagnato, 1 giugno 1954 (AMV)

UN RESOCONTO DI INCONCEPIBILI STRAGI


Lettera di Meneghello a Zorzi, 27 maggio 1953 (ASO)
il saggio di G. Reitlinger, The Final Solution, 1953

Lettera di Meneghello a Zorzi, 27 settembre 1953 (ASO)

documentato…
…che potrà far testo
in materia

«Uno scritto documentato sui campi di annientamento tedeschi e sullo sterminio degli ebrei. Mi gioverò soprattutto di un esauriente volume appena uscito (G. Reitlinger, The Final Solution; oltre 500 pagine di orrori espressi in cifre e documenti). Sarebbe importantissimo render noto al nostro pubblico queste cose, di cui i nazionalisti nostrani vanno dicendo che mancano le prove!»

«tu sai che i nostri fascisti tentano
di minimizzare (come suppongo che direbbero) la faccenda dei campi di annientamento; ed io credo di poterti dare uno scritto che potrà forse far testo in materia, grazie s’intende alla quantità e qualità del materiale di recente pubblicato e di cui io mi servirei senza pretese di contributi originali.
Si tratta di mettere a disposizione del pubblico nostro dati che esso non conosce»

Hurban/Khurbun, Endlösung, Endziel,
Final Solution, Holocaust, Shoah, Auschwitz…
«Nessuno dei vocaboli proposti ha assunto la veste di tecnicismo a cui aspirava,
né, quindi si è trasformato definitivamente in nome proprio,
né si è imposto a livello internazionale»
A.-V. Sulla Calimani,
I nomi dello sterminio, 2001
«ciò che si è preso intanto a chiamare l’Olocausto, e più recentemente e più autenticamente la Shoah»
L. Meneghello, Nota in limine a Promemoria, 1994

Nel 1953 Gerald Reitlinger pubblica The Final Solution
Nel 1953 Gerald Reitlinger pubblica The Final Solution. The Attempt to Exterminate the Jews of Europe 1939-1945: Meneghello ne coglie subito il valore scientifico e propone a Renzo Zorzi, direttore di redazione di Comunità, di farne un ‘resoconto’ per i lettori italiani. In quegli anni, le dimensioni e la natura dello sterminio degli ebrei non erano ancora ben definite (manca tuttora un nome comune per tale tragedia), e la guerra fredda con la ricostruzione della Germania Ovest (e le prospettive di riarmo e ingresso nella NATO) favorivano la rimozione del passato nazista. Meneghello è cosciente del rilievo civile e culturale della sua operazione: potrà “fare testo in materia”, offrendo un strumento prezioso contro l’ignoranza, la rimozione e addirittura il negazionismo variamente diffusi nella società italiana. Il ‘resoconto’, articolato in tre puntate, corredato da mappe e da un apparato fotografico di grande novità per il pubblico italiano, renderà accessibili per la prima volta in Italia le “inconcepibili stragi” della Shoah. Questa scrittura civile di Meneghello rappresenta un modello di divulgazione storica in grado di far dialogare i risultati della migliore ricerca scientifica con la maturazione collettiva di una coscienza critica civile e democratica.

Comunità, dicembre 1953

«Ciò che i tedeschi fecero agli ebrei d’Europa dal 1939 al 1945 non ha lasciato nella coscienza degli europei che un’immagine confusa di inconcepibili stragi. In questa forma riesce più facile evitare di pensarci»

«la schiacciante impressione di orrore che suscita una semplice lettura del suo libro può dare un’idea del coraggio che dev’essere stato necessario per comporlo.
E tuttavia si tratta soltanto di un pacato libro di storia, documentato paragrafo per paragrafo, imparziale, quasi impassibile […] Peccato che sia per la natura
del materiale, sia per gli intenti non divulgativi dell’autore, il suo libro risulti assai difficile a leggersi. Impegnato a ricavare i fatti contenuti nei suoi documenti l’autore non indugia a raccontare e tanto meno a descrivere. Così per poter usare il suo indispensabile lavoro, bisogna adattarsi a studiarlo e qualche volta a riassortirne i materiali»
«Il principio era semplice, ed e veramente il cardine
della Soluzione Finale: i deportati, privati dei diritti civili e di tutti i beni salvo un bagaglio personale, privi di ogni protezione legale, sradicati dai loro paesi, stipati nei vagoni bestiame, fatti viaggiare per centinaia
di chilometri sotto sigillo e spesso in compagnia dei loro morti, concentrati nei campi e nei ghetti in condizioni disumane, sarebbero fatalmente diventati – e diventarono – oltre che non-entità giuridiche anche non-entità umane, materiale ideale per le successive misure di sterminio»

Il primo intervento, Lo sterminio degli ebrei d’Europa (dicembre 1953)
Il primo intervento, Lo sterminio degli ebrei d’Europa (dicembre 1953), è il più ampio (ben 9 pagine, con due cartine geografiche e 9 foto) e riproduce la struttura del saggio di Reitlinger: si passa da un principio cronologico che ricostruisce le origini e le fasi principali della Soluzione Finale, a un’articolazione geografica dedicata agli stermini nell’est Europa (Russia e Polonia, in particolare). Al centro dell’attenzione, i ghetti e i massacri: gli aspetti meno noti dello sterminio.
Il principio che muove la scrittura di Meneghello vede nella conoscenza dei fatti, nella diffusione di una cultura storica l’antidoto fondamentale all’alibi delle “inconcepibili stragi”, all’ineffabilità dell’orrore, che rende “più facile evitare di pensarci”. La densità e il carattere scientifico della ricerca di Reitlinger spinge Meneghello a una selezione, riorganizzazione e riscrittura dei contenuti. La chiara e felice esattezza con cui Meneghello compie questa opera di ‘traduzione’ ruota attorno alla sua capacità di raccontare, qualità che faceva difetto alla scrittura di Reitlinger: l’arte del narrare al servizio della comprensione e divulgazione dei risultati più avanzati della ricerca scientifica.
LA FABBRICA DELLA MORTE


Comunità, febbraio 1954

«Il problema di estinguere gli altri ebrei d’Europa era assai più complesso. Nella sua soluzione l’ideologia del nazismo e la tecnologia della Germania moderna produssero il loro atroce capolavoro: Auschwitz»
«Due dottori delle SS operavano la separazione dei vari gruppi familiari a mano a mano che essi arrivavano davanti a loro. Non c’era nessuna formalità: né visita medica, né identificazione personale, né registrazione. C’era soltanto il cenno della mano d’un ufficiale tedesco: da una parte i condannati, dall’altra i risparmiati»
«Il concetto di responsabilità individuale è inadeguato a esprimere il rapporto tra i fatti e coloro che vi ebbero parte. La natura stessa di questo assassinio multiplo d’ordinaria amministrazione lo colloca in una specie di vuoto giuridico e morale. La macchina continuò ad ammazzare ebrei per due anni con efficienza tanto più sinistra quanto più disordinata e impersonale»
«Alla fine di aprile [1945] ciascuno di quei tre campi [Ravensbrueck, Oranienburg e Sachsenhausen] avviò a piedi, non si sa verso che cosa, un ultimo gruppo di internati. La storia della Soluzione Finale si chiude con la marcia di queste tre colonne in disintegrazione, seguite dai camion della Croce Rossa»

Il secondo intervento, Auschwitz (febbraio 1954)
Il secondo intervento, Auschwitz (febbraio 1954), ricostruisce attraverso il campo di sterminio più noto la fase più avanzata della Soluzione Finale: nell’evoluzione del progetto, nei dettagli delle procedure, nelle proporzioni della strage, nella sbrigatività delle selezioni, nell’ordinaria amministrazione dell’orrore, sembrano vacillare tanto la ricerca di una logica e quanto il concetto stesso di responsabilità individuale.
Troviamo qui le descrizioni più atroci, costruite a volte in un’alternanza di voci tra le citazioni di Reitlinger e la sintesi narrativa di Meneghello, che cerca di ‘asciugare’ l’originale: così ad es. il feroce orrore degli ultimi istanti degli ebrei ‘gassati’(they piled up in one blue clammy blood-spattered pyramid, clawing and mauling each other even in death), viene trattenuto in restavano accatastati in una piramide bluastra, sanguinosa. Lo scopo di una scrittura civile è sempre quello di uscire dalla pancia per entrare nella testa.

Lettera di Meneghello a Zorzi, 13 febbraio 1954 (ASO)
Zorzi sceglierà la combinazione della frase finale
con l’opzione 2), e la definizione del libro di Reitlinger come «enciclopedia della strage»

Lettera di Meneghello a Zorzi, 8 febbraio 1954 (ASO)
«Inutile dire che lessi a suo tempo Se questo è un uomo
che mi lasciò una viva impressione».
La lettura, data per scontata, del capolavoro di Levi, pubblicato in poche copie nel 1947, testimonia l’attenzione di Meneghello al tema.

Lettera di Meneghello a Zorzi, 4 marzo 1954 (ASO)

Lettera di Reitlinger a Meneghello, 2 aprile 1954 (ASVN)
That dreadful description of the gas chamber reads very well in Italian»
«hai colto i punti più importanti. Quella spaventosa descrizione della camera a gas si legge molto bene in italiano»
LE CIFRE DELLO STERMINIO


Comunità, aprile 1954

Le cifre segnate con l’asterisco sono definite da Reitlinger «congetturali»,
ma la sua minuziosa analisi dei dati parziali circoscrive la possibilità di errore entro limiti purtroppo assai modesti.
«Per dare un’idea al lettore di ciò che si cela dietro ciascuna di queste nude cifre […]
Nelle due tabelle riassuntive la sorte degli ebrei d’Olanda si compendia in due cifre: 104.000 vittime e 62.000 deportati ad Auschwitz. Vediamo ora che cosa queste cifre significhino in pratica […]
[…] crediamo che il lettore possa essersi fatta un’idea abbastanza chiara di ciò che significano concretamente le cifre delle tabelle riassuntive»
«La “graziosa morte”. Tra le cose più pregiate nel libro del Reitlinger è la sezione in cui l’autore ricostruisce quella che potremmo chiamare la genesi dell’idea di “gassare” gli ebrei. Come per tanta parte della recente storia tedesca s’incominciò sul terreno delle manie private di Hitler: in questo caso il suo interesse per l’eutanasia. […]
Per questa strada dunque arrivò ai solutori del problema ebraico l’idea che essi svilupparono e utilizzarono con tanta energia nei loro monumentali impianti. In fondo ciò s’impartiva a centinaia di migliaia d’ebrei nelle celle dei campi di distruzione polacchi e negli stabilimenti bagni di Birkenau era una varietà di grazioso annientamento»

L’ultimo intervento, I risultati della “soluzione finale” (aprile 1954)
L’ultimo intervento, I risultati della “soluzione finale” (aprile 1954), contiene una serie di dati statistici che saranno oggetto di numerose discussioni e polemiche; Meneghello insiste piuttosto sulla necessità di sciogliere l’opacità delle cifre, di offrire un ‘esercizio di lettura’ (lettera a Zorzi, 4 marzo 1954), rendendo quasi visibili gli individui vittime del genocidio: «Per dare un’idea al lettore di ciò che si cela dietro ciascuna di queste nude cifre prenderemo uno dei casi meno complicati e meglio documentati: quello dell’Olanda, dove il territorio è piccolo e la distribuzione è così facilmente controllabile che è possibile seguire quasi individualmente la storia delle deportazioni». Una parte consistente è dedicata all’Italia: «Nello studio del Reitlinger la parte avuta da noi italiani nella storia della Soluzione Finale è messa nel dovuto rilievo. Nel complesso è una parte che non ci disonora. […] In Grecia, in Croazia e nella Francia meridionale – scrive il Reitlinger – troviamo «soldati italiani e ufficiali italiani impegnati a esercitare il loro sottile ingegno in nome di un sentimento d’umanità, e da quelle persone per bene che erano». Il testo si chiude con un’appendice dedicata alle camere a gas (ammirata anche da Reitlinger in una lettera del 2 aprile 1954): è questo l’esito estremo di un allucinante programma di eutanasia, secondo uno dei tanti osceni eufemismi del nazismo (con le parole di Hitler: «Il Reichsleiter Bouhler e il dott. Brandt hanno facoltà di autorizzare i medici da designarsi nominativamente a concedere la morte per motivi umanitari»).

G. Reitlinger, The Final Solution, tr. it. di Q. Maffi, Il Saggiatore 1962
Le cifre dello sterminio, tra ricerca storica e polemiche ideologiche: «Moreover, once the principle of the murders is proved, there is no particular magic in additional millions»


Tabella riassuntiva dei deportati ad Auschwitz, G. Reitlinger,
La Soluzione finale, tr. it. di Q. Maffi, Il Saggiatore 1962
Rispetto ai dati dell’edizione originale vi sono delle variazioni (France … 57.000 | Greater Reich (including concentration camps and Bohemia, direct transports only) … 25.000 (incertain) | Greater Reich and Bohemia (via Theresienstadt Ghetto … 32.000; ) a testimoniare la ‘fluidità’ delle cifre dello sterminio.

Lettera di Reitlinger a Meneghello, 17 giugno 1954 (Archivio privato Giuseppe Meneghello)
«Although my final figures are much lower than those that have been rather uncritically accepted by Jewish bodies and also by non Jewish writers in referring to the Final Solution, they have scarcely been challenged»
«Sebbene le mie cifre finali siano molto più basse di quelle che sono state accettate in modo piuttosto acritico dagli organismi ebraici e anche da autori non ebrei in riferimento alla Soluzione Finale, esse sono state raramente contestate»

La questione del numero ‘esatto’ delle vittime
La questione del numero ‘esatto’ delle vittime, ha occupato una gran parte del dibattito suscitato dal libro di Reitlinger. L’autore ne accenna in una lettera a Meneghello del 17 giugno 1954:
«La mia sensazione è di aver proposto cifre troppo alte, anche se non di molto». Le valutazioni di Reitlinger appariranno invece prudenti; lo ricorda anche Meneghello nella sua Nota in liminea Promemoria: «Le stime di Reitlinger sono considerate oggi approssimazioni per difetto, che il Poliakov (già nel 1956) attribuiva con qualche ironia a una tipica tendenza britannica all’understatement». I margini di incertezza rimangono (se ne veda un esempio nelle sfasature numeriche delle tabelle proposte per la tred. italiana del libro di Reitlinger, del 1962), ma la natura dello sterminio non può essere messa in alcun modo in discussione: del resto, introducendo l’Appendix I, lo stesso Reitlinger offre delle considerazioni generali che valgono al di là di ogni calcolo aritmetico. Nell’Enciclopedia dell’Olocausto, (www.ushmm.org/it), il numero di ebrei sterminati è pari a 6 milioni.