Lo sterminio degli ebrei d’Europa:
le immagini

I settimanali illustrati hanno così sterilizzato l’illustrazione ‘sensazionale’
che non si sa più se il pubblico riesca veramente a ‘vedere’ una fotografia vera
lettera di Meneghello a Zorzi, 15 marzo 1954 (ASO)

«Meneghello [gli articoli per Comunità] li esaminava per filo e per segno con una grande capacità e con una attenzione, che allora mi stupiva un po’, per la parte fotografica. Desiderava sempre che questi articoli fossero illustrati; poi capii da che cosa derivava questa passione, dalla sua esperienza all’istituto Warburg di Londra»
(Zorzi, 2003)

Lettera di Meneghello a Zorzi, dicembre 1953 (ASO)

«Le fotografie sono tecnicamente cattive ma sono eccellente materiale documentario: si tratta
di istantanee prese da soldati o altri tedeschi, spesso in modo clandestino […]
Ti prego, cerca di utilizzare le fotografie
anche se non molto chiare: sono, mi pare, illustrazioni importanti di quel che accadeva»

G. Reitlinger, The Final Solution, 1953

«First and foremost, I must thank Dr. Alfred Wiener…»

Lettera di Alfred Wiener a Meneghello, marzo 1954 (ASVN)

«to thank you for your contribution to our Institute and to extend to you a cordial welcome as a new member»

IL RACCONTO

Lo sterminio degli ebrei d’Europa I

«Le quattro fotografie di questa pagina illustrano alcune fasi dell’azione condotta in Miedzyrzec-Pollaski il 26 maggio 1943 dal capitano Gnade. Nella fotografia in alto: Gli ebrei radunati sulla piazza del mercato, davanti al municipio. Nel centro a sinistra: Gli ebrei messi in marcia lasciano la piazza. A destra: L’arrivo sul luogo dell’esecuzione. In basso: Le donne fatte spogliare e perquisite prima dell’esecuzione»

(didascalia)

Lo sterminio degli ebrei d’Europa III

Le fotografie illustrano il momento cruciale della “selezione” per cui dovettero passare subito dopo l’arrivo di ciascun convoglio quasi 800 – 900.000 ebrei deportati ad Auschwitz. I due terzi di essi furono “scartati” e avviati alle camere a gas.

L’apparato iconografico è straordinario, e Meneghello trova due preziosi alleati

L’apparato iconografico è straordinario, e Meneghello trova due preziosi alleati nella Wiener Library di Londra (uno degli archivi più ricchi for the Study of Holocaust & Genocide) e nello stesso Reitlinger, che pone Alfred Wiener in assoluto rilievo (first and foremost) tra i ringraziamenti del suo libro. Alle immagini a colori delle riviste patinate si contrappongono queste foto sgranate in bianco e nero, tanto cattive nella loro qualità quanto eccellenti nel loro valore documentario: l’attenzione di Meneghello per il corredo iconografico (foto, mappe, disegni) rimane una costante nel suo carteggio con Zorzi, e rappresenta una delle cifre più profonde di questa scrittura di alta divulgazione culturale. Zorzi individua le origini di questa sensibilità nella frequentazione assidua di Meneghello all’Istituto Warburg di Londra, che rappresentava (e rappresenta tuttora) un centro di eccellenza per gli studi dell’interazione tra concetti, immagini e società. Il punto di frizione più alto tra parola e immagine avviene nelle didascalie (i sottoclichés), come riconosce Meneghello parlando della prima esperienza giornalistica del suo alter-ego S., presso il giornale fascista Il Veneto: «Gli piaceva fare i sottoclichés. Sono cose astratte (parole) intorno a cose concrete (immagini): in teoria servono a spiegarle, in realtà le cambiano».

LE FONTI

Extermination of Polish Jews. Album of Pictures,
con una introduzione di Philip Friedman e Gershon Taffet
A cura del Central Historical Committee in Poland, Lodz 1945

A sinistra: in alto, la prima foto scelta da Meneghello, che apre anche la sequenza dell’Azione nell’Album; in basso, le “note esplicative” che descrivono le stazioni di questa disumana via crucis; la titolazione della sequenza dichiara luogo, data
e responsabili: «Le immagini 147-159 illustrano lo svolgimento dell’Azione
in Międzyrzec Podlaski [Polonia], che avvenne il 26 maggio 1943.
L’ “Azione” fu diretta dall “Hauptmann der Schutzpolizei” [comandante della polizia di protezione] Gnade»

The Tragedy of Slowak Jewry,
a cura di Friedrich Steiner,
Centro di documentazione CUJCR [unione congregazioni religiose ebraiche], Bratislava 1949

Durante il conflitto, l’Italia era stata esclusa dal flusso di immagini sullo sterminio degli ebrei, ma poco era stato diffuso anche nell’immediato dopoguerra

Durante il conflitto, l’Italia era stata esclusa da flusso di immagini sullo sterminio degli ebrei, ma poco era stato diffuso anche nell’immediato dopoguerra: poi, l’interesse si era spento. La scelta così ricca (e originale) delle fotografie, e in particolare la loro dimensione ‘narrativa’, il loro raccogliersi in sequenze contestualizzate, offrono al lettore italiano si può dire per la prima volta un’articolata e coerente, per quanto sintetica, ricostruzione per immagini di ciò che spesso è stato definito come inimmaginabile. Meneghello tende a evitare la foto singola, ‘eccezionale’ e scioccante, privilegiando la serialità del male, il suo svolgersi ordinato, quasi banale, quasi quotidiano. Una fonte di rilievo è il volume Extermination of Polish Jews. Album of photographs, pubblicato a Lodz nel dicembre del 1945 dal Comitato Centrale Storico Ebraico: 252 riproduzioni, corredate da “note esplicative” (in polacco e in inglese), che sviluppano in chiusa al volume le sintetiche didascalie delle immagini (in 6 lingue); risalta una serie di ben 13 foto che narrano una delle innumerevoli “Azioni”, ossia massacri: da questa sequenza Meneghello estrarrà quattro immagini che sintetizzano il massacro di Międzyrzec-Podlaski (Polonia) del 23 maggio 1943 , offrendo al lettore una nitida illustrazione della tragica semplicità dell’orrore: file ordinate di persone, soldati che le accompagnano, qualcuno in bicicletta, nessun gesto o segno di violenza o aggressività . Da un’altra fonte, The tragedy of Slovak Jewry (Bratislava 1949), è tratta la sequenza fotografica dedicata alle “selezioni” della primavera del 1944 sui binari di Auschwitz-Birkenau (Lo sterminio III). Si tratta di una delle serie fotografiche più famose: circa 200 foto scattate nella tarda primavera del 1944, e anche qui lo svolgersi ‘tranquillo’ delle operazioni, l’insopportabile contrasto con la tragicità del loro esito immediato.

I SOTTOCLICHÉS

Lo sterminio degli ebrei d’Europa III

«Nella pagina di fronte:
Cartina dell’Ungheria con le annessioni del periodo bellico e la distribuzione della popolazione ebraica nei vari territori. La carta permette di vedere perché i grossi nuclei di ebrei che figurano scomparsi in Cecoslovacchia, Romania e Iugoslavia fossero di fatto deportati dall’Ungheria; e può dare un’idea della complessità del lavoro di ripartizione delle vittime “per paesi”. Le fotografie illustrano il cruciale momento della “selezione” per cui dovettero passare tutti gli 800-900.000 ebrei deportati ad Auschwitz. I due terzi di essi furono “scartati” e avviati direttamente alle camere a gas»

(didascalia)

Lettera di Meneghello a Zorzi, 15 marzo 1954 (ASO)

«Nello scrivere questi [i sottoclichés, le didascalie alle immagini]
che ti mando mi ha paralizzato l’impegno a non lasciarmi prendere la mano
dal sentimento, forse sai che mia moglie fu deportata a Auschwitz dall’Ungheria nel ’44 e perdette in questa prima selezione papà e mamma oltre a altri parenti (tra cui un nipotino di quattro anni)»

Lettera di Reitlinger a Meneghello, 18 febbraio 1954 (CMP)

«They are not snapshots but expert photographs, well composed, and strange to say they have a certain queer beauty at times»

In apertura al terzo e ultimo intervento, si collocano due immagini

In apertura al terzo e ultimo intervento, si collocano due immagini: la cartina dell’Ungheria, con la zona della Bachka da dove proveniva Katia, e la prima immagine della serie dedicata alle ‘selezioni’ all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau: come sembra confermarci la commozione confessata in una lettera a Zorzi, queste due immagini ci appaiono anche come un omaggio privatissimo alla figura della moglie e al destino della sua famiglia. I tre interventi su Comunità si concludono con una coppia di immagini accompagnate da due ampie didascalie: qui si alternano le voci di Meneghello, di un testimone del massacro, di Reitlinger, e di Virgilio, per rilevare nella coralità del discorso lo strazio di un «mosaico di centinaia e migliaia di cadaveri». La specularità delle due immagini ci invita a considerare l’esistenza di uno sguardo, i sentimenti e i pensieri di un expert photographer, che decide di riprendere lo stesso orrore mutando il punto di vista: in una lettera del 18 febbraio 1954, Reitlinger confessa a Meneghello il turbamento di percepire in queste foto «a certain queer beauty»