il riserbo, la scrittura 

La Shoah

di Katia e Luigi Meneghello

«Non c’è niente di peggio 

che affrontare in maniera inadeguata 

argomenti che consideriamo sacri»

Luigi e Katia Meneghello si incontrano a Malo (Vicenza) nel 1946:
lui ha vissuto la guerra civile da partigiano, lei viene dall’orrore di Auschwitz e Belsen.
Solo la prima di queste esperienze si traduce nella scrittura letteraria di Meneghello, e sarà il capolavoro dei Piccoli maestri. 
La biografia più privata e straziante della moglie affiorerà raramente e con estremo riserbo.

Nel 1953, Gerald Reitlinger pubblica il fondamentale saggio

The Final Solution.
The Attempt to Exterminate the Jews of Europe, 1939-1945

Per Meneghello è uno shock: quello che aveva assorbito per ‘osmosi’ dall’esperienza della moglie,
prende forma, ordine, e senso in «oltre 500 pagine di orrori espressi in cifre e documenti».

La mostra dedica un pannello centrale a Katia Bleier e alla sua famiglia,
distrutta e dispersadalla persecuzione nazista. Gli altri pannelli ricostruiscono la scrittura civile di Luigi Meneghello dedicata alla Shoah:
con lo pseudonimo di Ugo Varnai, tra il dicembre del 1953 e l’aprile del 1954,
Meneghello pubblica sulla rivista Comunità di Adriano Olivetti tre articoli dal titolo

Lo sterminio degli ebrei d’Europa

In essi il saggio di Reitlinger si trasforma in una coinvolgente e scrupolosa narrazione,
arricchita da uno straordinario corredo fotografico. Gli italiani hanno per la prima volta
un resoconto affidabile e accessibile della Shoah, una lucida, civile risposta all’ignoranza,
alla rimozione, al negazionismo.
Nel 1994, gli articoli verranno riuniti in

Promemoria

Nel 2022 ne viene pubblicata una nuova edizione commentata.

La mostra nasce dalla convinzione che questi documenti possano ancora dialogare
con l’attualità e rispondere all’esigenza di cultura storica e civile delle nuove generazioni.

«You cannot identify with what is inexplicable»
Yehuda Bauer

La voce in sottofondo alla mostra è della cantante Patrizia Laquidara, che interpreta alcuni motivi musicali delle popolazioni ebraiche più colpite dalla deportazione ad Auschwitz: ungherese, polacco, francese, yiddish, una babele linguistica per lo strazio di sei milioni di morti.
foto di Luigi Meneghello
(video d’ingresso alla mostra)

il riserbo, la scrittura
La Shoah di Katia e Luigi Meneghello

a cura di Luciano Zampese
con la collaborazione di  Gigliola Sulis, Laura Sbicego, Fina e Giuseppe Meneghello

progetto di allestimento e comunicazione visiva
Antonio, Cristina e Roberto Busellato
studio B LAB design

si ringrazia per il sostegno e l’amicizia
Flavio Albanese